Un severo monito ai catilinari - Versione latino Cicerone
Un severo monito ai catilinari
Autore: Cicerone
Nunc illos, qui in urbe remanserunt, atque adeo qui contra urbis salutem omniumque vestrum in urbe a Catilina relicti sunt, quamquam sunt hostes, tamen, quia [nati] sunt cives, monitos etiam atque etiam volo. Mea lenitas adhuc si cui solutior visa est, hoc expectavit, ut id, quod latebat, erumperet.
Quod reliquum est, iam non possum oblivisci meam hanc esse patriam, me horum esse consulem, mihi aut cum his vivendum aut pro his esse moriendum. Nullus est portis custos, nullus insidiator viae; si qui exire volunt, conivere possum; qui vero se in urbe commoverit, cuius ego non modo factum, sed inceptum ullum conatumve contra patriam deprehendero, sentiet in hac urbe esse consules vigilantis, esse egregios magistratus, esse fortem senatum, esse arma, esse carcerem, quem vindicem nefariorum ac manifestorum scelerum maiores nostri esse voluerunt.
Ora, a coloro che sono rimasti in città, anzi a coloro che Catilina ha lasciato in città a minacciare la città stessa e la vita di tutti voi, voglio dare ancora una volta un avvertimento; sono nemici, è vero, ma cittadini di nascita. L'indulgenza che ho mostrato finora, se poteva sembrare debolezza, era finalizzata a smascherare quel che stava nascosto. Ma ormai non posso più dimenticare che questa è la mia patria, che io sono il vostro console, che devo vivere con voi o morire per voi. Non ci sono guardie alle porte, non ci sono insidie per strada: se vogliono partire, posso far finta di niente.
Ma se qualcuno creerà disordini in città, se lo scoprirò non solo ad attuare, ma solo a tentare un'azione eversiva, imparerà a sue spese che a Roma ci sono consoli attenti, magistrati egregi, un Senato forte, armi, un carcere voluto dai nostri antenati per punire gli empi reati che siano stati colti in flagrante.
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