Alterne sorti dell'ateniese Cimone (Versione latino Nepote)
Alterne sorti dell'ateniese Cimone
Autore: Cornelio Nepote
Cimon celeriter ad principatum pervenit. Habebat enim satis eloquentiae, summam liberalitatem, magnam prudentiam cum iuris civilis tum rei militaris, quod cum patre a puero in exercitibus fuerat versatus....
Velocemente Cimone arrivò al potere. Liberato in tal modo dalla prigione, Cimone arrivò al potere rapidamente.
Era dotato, infatti, di buona eloquenza, di grandissima generosità, di notevole perizia sia del diritto civile che dell'arte militare, perché fin da piccolo era stato col padre in mezzo agli eserciti. Così tenne in suo potere il popolo della città e godette presso l'esercito di un grandissimo prestigio. Dapprima come comandante mise in fuga presso il fiume Strírnone un grande esercito di Traci, fondò la piazzaforte di Anfipoli e inviò colà, per costituirvi una colonia, diecimila Ateniesi. Ancora presso Mícale vinse e catturò una flotta di duecento navi di Ciprioti e Fenici e nella stessa giornata conseguì un pari successo sulla terraferma. Infatti, catturate le navi dei nemici, fece subito sbarcare dalla flotta le sue truppe e in un solo assalto annientò una grandissima moltitudine di barbari. Con questa vittoria si impadronì di una grande preda e mentre tornava in patria, dato che alcune isole si erano ribellate per la durezza del dominio ateniese, riaffermò il potere su quelle ben disposte, costrinse all'obbedienza le ribelli.
Spopolò Sciro, che allora era abitata dai Dòlopi, perché si erano comportati in modo arrogante, cacciò dalla città e dall'isola i vecchi abitanti, divise i campi tra i cittadini ateniesi. Appena arrivato, vinse gli abitanti di Taso, fiduciosi nella loro ricchezza. Con questo bottino fu adornata la rocca di Atene, nella parte meridionale.
Giacchè era l'unico nella città a distinguersi in modo così eccellente grazie a queste imprese, cadde nella medesima ostilità in cui erano incappati suo padre e gli altri capi ateniesi. Così fu condannato ad un esilio di dieci anni con il voto dei cocci, che chiamano "ostracismo". .Di questo, però, si pentirono gli Ateniesi prima ancora di lui. Infatti, mentre lui si era piegato con animo forte all'ostilità dei suoi ingrati concittadini, giacchè gli Spartani avevano dichiarato guerra agli Ateniesi subito si rimpianse il suo ben noto valore.
Così, dopo il quinto anno dacchè era stato cacciato fu richiamato in patria. E dal momento che aveva rapporti di ospitalità con gli Spartani, ritenendo fosse meglio dirigersi velocemente a Sparta, di sua volontà partì e procurò la pace tra le due potentissime città. .Dopo non molto tempo, mandato a Cipro come comandante con duecento navi, dopo aver sottomesso la maggior parte dell'isola, ammalatosi, morì nella città di Cizio.
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