Annibale e i Cretesi (Versione latino Nepote)

Annibale e i Cretesi
Autore: Cornelio Nepote

Antiocho a Romanis fugato verens, ne dederetur, si sui fecisset potestatem, Cretam ad Gortynios venit, ut ibi, quo se conferret, consideraret.

Vidit autem vir omnium callidissimus in magno se fore periculo, nisi quid providisset, propter avaritiam Cretensium: magnam enim secum pecuniam portabat, de qua sciebat exisse famam. Itaque capit tale consilium. Amphoras complures complet plumbo, summas operit auro et argento. Has praesentibus principibus deponit in templo Dianae, simulans se suas fortunas illorum fidei credere. His in errorem inductis statuas aeneas, quas secum portabat, omni sua pecunia complet easque in propatulo domi abicit. Gortynii templum magna cura custodiunt non tam a ceteris quam ab Hannibale, ne ille inscientibus iis tolleret secumque duceret. Sic conservatis suis rebus Poenus illusis Cretensibus omnibus ad Prusiam in Pontum pervenit.

Apud quem eodem animo fuit erga Italiam neque aliud quidquam egit quam regem armavit et exercuit adversus Romanos.
Annibale giunse da Antioco. e dai Romani, temendo di essere sacrificato se non si fosse lasciato prendere, andò a Creta presso Gortina, affinché dove si era recato lì si fermasse. Invece l'uomo più espeto di tutti vide che a causa dell'avarizia dei cretesi sarebbe stato in grande pericolo, se non avesse prevveduto a qualcosa: infatti portava con sè molto denaro, sul quale sapeva esistere delle dicerie. E così prese tale decisione. Riempì parecchie anfore con del piombo e ne chiuse molte con oro e argento. Depose queste nel tempio di Diana con i capi presenti, simulando di porre il suo destino nella fiducia di quelli.

Indotti quelli in errore, riempì delle statue di bronzo, che portava con sè, con tutto il suo denaro le abbandonò nel cortile della casa. I Gortini custodirono il tempio con grande cura, non tanto dagli altri ma piuttosto da Annibale, affinché quello non le alzasse all'insaputa di quelli e le portasse con sè. Così conservati i suoi averi, il cartaginese, illusi tutti i cretesi, giunse dalla Prussia nel Ponto. Presso quello fu cervo l'Italia con lo stesso animo e non guidò qualche altro fatto, poiché armò il re e li spinse contro i romani.

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