Attico si salva dalle proscrizioni (Versione latino Velim)

Autore: Cornelio Nepote : Velim pag. 84 n. 41

Ut Antonius rediit in Italiam, nemo non magno in periculo Atticam putarat propter intimam familiaritatem Ciceronis et Bruti.

Itaque ad adventum imperatorum de foro decesserat, timens proscriptionem, latebatque apud P. Volumnium, cui, ut ostendimus, paulo ante opem tulerat - tanta varietas his temporibus fuit fortunae, ut modo hi, modo illi in summo essent aut fastigio aut periculo -, habebatque secum Q. Gellium Canum, aequalem simillimumque sui. Hoc quoque sit Attici bonitatis exemplum, quod cum eo, quem puerum in ludo cognorat, adeo coniuncte vixit, ut ad extremam aetatem amicitia eorum creverit. Antonius autem etsi tanto odio ferebatur in Ciceronem, ut non solum ei, sed etiam omnibus eius amicis esset inimicus eosque vellet proscribere, multis hortantibus tamen Attici memor fuit officii et ei, cum requisisset, ubinam esset, sua manu scripsit, ne timeret statimque ad se veniret: se eum et illius causa Canum de proscriptorum numero exemisse. Ac ne quod periculum incideret, quod noctu fiebat, praesidium ei misit.

Sic Atticus in summo timore non solum sibi, sed etiam ei, quem carissimum habebat, praesidio fuit
Quando Antonio tornò in Italia tutti ritenevano che Attico corresse un grande pericolo per l'intima familiarità Con Cicerone e Bruto. Pertanto poco prima dell'arrivo dei generali aveva smesso di apparire in pubblico, temendo la proscrizione e stava nascosto presso P. Volumnio, al quale, come abbiamo detto, aveva prestato poco prima il suo aiuto (tanto grande fu in quei tempi la mutabilità della fortuna che ora l'uno ora l'altro veniva a trovarsi o all'apogeo del potere o nel massimo pericolo) ed aveva con sé Q. Gellio Cassio suo coetaneo ed in tutto simile a lui. .Anche questo sia un esempio della bontà di Attico: il fatto che con lui che aveva conosciuto fanciullo alla scuola, visse tanto affiatatamente, che la loro amicizia crebbe fino all'età estrema.

Ma Antonio, sebbene fosse spinto da tanto odio contro Cicerone, da essere nemico non solo di lui ma anche di tutti i suoi amici e li volesse proscrivere, incoraggiato da molti, tuttavia fu memore del favore di Attico e informatosi dove fosse, gli scrisse di sua mano che non temesse e che andasse subito da lui: egli aveva infatti fatto togliere lui ed in grazia sua Canio dalla lista dei proscritti. E perché non incappasse in qualche pericolo, dato che la cosa avveniva di notte, gli mandò una scorta. Così Attico, in quella situazione di grandissima trepidazione, fu di presidio non solo a sé ma anche a colui che aveva carissimo.

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