La formazione di Epaminonda (Versione latino Nepote)
La formazione di Epaminonda
versione latino Autore: Cornelio Nepote
Cum autem exprimere imaginem consuetudinis atque vitae velimus Epaminondae, nihil videmur debere praetermittere, quod pertineat ad eam declarandam....
E giacchè vogliamo descrivere(raccontare) le abitudini e la vita di Epaminonda, ci sembra di non dover omettere nulla che miri a descriverla.
Perciò parleremo in primo luogo della sua stirpe, poi in quali discipline e da chi sia stato istruito; quindi dei costumi e delle abilità dell'ingegno e delle altre qualità, se ce ne saranno altre degne di essere ricordate; infine delle imprese, che da molti sono anteposte al valore dell' animo. Nato dunque dal padre che abbiamo detto, di nobile stirpe, già dai suoi antenati fu lasciato povero, ma tanto istruito che nessun Tebano lo fu di più. Infatti gli insegnò a suonare la cetra e cantare al suono della lira Dionisio, che nella musica non fu meno illustre di Damone o di Lampro i cui nomi sono assai noti;
a suonare il flauto, Olimpiodoro e a danzare, Callifrone. Come maestro di filosofia ebbe il tarentino Líside un pitagorico; ed a questo fu così affezionato, che quantunque ragazzo antepose nella confidenza questo vecchio malinconico ed austero a tutti i suoi coetanei;
e non si licenziò da lui prima di aver di tanto superato nelle dottrine filosofiche i suoi condiscepoli, che si poteva facilmente capire che avrebbe ugualmente superato tutti nelle altre arti.
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