l'occupazione di tebe e l'esilio di pelopida (VERSIONE Nepote)
L'occupazione di Tebe e l'esilio di Pelopida
Autore: Cornelio Nepote
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Phoebidas Lacedaemonius cum exercitum Olynthum duceret iterque per Thebas faceret, arcem oppidi, quae Cadmea nominatur, occupavit impulsu...
Lo Spartano Febia conduceva un esercito contro Olinto. Passando per Tebe occupò militarmente la rocca della città - detta Cadmea - dietro suggerimento di alcuni Tebani, i quali, per opporsi più efficacemente alla fazione avversa, attuavano una politica favorevole a Sparta:
ma lo fece di sua iniziativa, non per una deliberazione del suo governo. Perciò gli Spartani lo esonerarono dal comando e gli imposero una multa; non per questo tuttavia restituirono ai Tebani la loro cittadella: rotta ormai la buona armonia, pensavano che fosse più conforme al proprio interesse avere i Tebani soggetti anzichè liberi.
Dopo la guerra del Peloponneso, vinta Atene, essi prevedevano che la partita si sarebbe giocata con i Tebani, gli unici che osassero tenere loro testa. In vista di questo avevano posto i loro fautori nelle cariche più importanti, togliendo di mezzo o con la morte o con l'esilio i capi del partito contrario. Il Pelopida di cui abbiamo cominciato a parlare era tra questi ultimi e viveva esule lontano dalla patria. Questi si erano rifugiati, quasi tutti, in Atene, non per farvi vita oziosa, ma per tentare di riconquistare la patria dal posto più vicino non appena la sorte gliene avesse offerta l'occasione.
Pertanto quando parve loro che fosse tempo di agire, in combutta con quelli che in Tebe avevano gli stessi sentimenti, stabilirono come giorno, per sopprimere i nemici e liberare la città, quello in cui i massimi magistrati erano soliti banchettare insieme.
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