La battaglia di Megalopoli - versione latino

Curzio Rufo traduzione libro Sermo et humanitas

Non aliud discrīmen (= pugna) vehementius fuisse memoriae prodĭtum est. Duarum nobilissimarum bello gentium exercitus pugnabant....

È stato tramandato che non ci fu battaglia più violenta. Combattevano nella guerra gli eserciti di due nobilissimi popoli.

I Lacedemoni erano rivolti verso gli antichi fasti, i Macedoni verso quelli attuali; quelli combattevano per la libertà, questi per il dominio. Anche le tanto svariate vicende di un solo giorno aumentavano ora la speranza ora il timore di ambedue le parti. Fra tutti i Lacedemoni spiccava un re, non solo per l'armatura e la bellezza fisica, ma anche per il coraggio. Caddero 5. 300 Lacedemoni, non più di mille Macedoni: dei rimanenti quasi nessuno tornò negli accampamenti se non ferito.

Questa vittoria infranse non solo Sparta ed i suoi alleati, ma anche tutti coloro che avevano fatto da spettatori della vicenda bellica. Antipatro non osò dettare da solo le condizioni della vittoria, ma convocò un'assemblea dei Greci, per decidere sul da farsi. Da lui i Lacedemoni non ottennero niente altro che di inviare ambasciatori al re, i Tegeti ottennero il perdono per la defezione, salvo coloro che l'avevano promossa; ai Megalopolitani, la città dei quali era stata assediata dagli alleati della rivolta, fu ordinato ad Achei ed Elei, di dare centoventi talenti.

Questo fu l'esito della guerra che, scoppiata all'improvviso, fu tuttavia terminata prima che Alessandro vincesse Dario presso Arbela.

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