La falange Macedone - Curzio Rufo versione latino verba et Res

la falange macedone
versione latino Curzio Rufo
traduzione libro Verba et Res pag. 108 n°157

Nec quicquam illi minus quam multitudo militum defuit. Cuius tum universae aspectu admodum laetus, purpuratis solita vanitate spem eius...

Nulla mancava a Dario, tranne il numero di soldati. E mentre egli appariva oltremodo soddisfatto al vedere tale moltitudine e mentre i suoi cortigiani, con la consueta piaggeria, ne solleticavano la speranza, rivoltosi verso l’ateniese Caridemo, esperto stratega e avverso ad Alessandro, causa del suo esilio, in quanto su suo ordine era stato espulso da Atene, cominciò ad informarsi se appariva abbastanza preparato a distruggere il nemico. Ma costui, dimentico della propria sorte e della fierezza del re, rispose: “Ti dirò la verità, che tu forse non vuoi sentire e che io, se non te la dirò oggi, la dirò invano un’altra volta. Questo grande apparato militare, questa massa di tante genti e d tutto l’Oriente, fatta venir qui dalle proprie sedi, può essere terribile per i popoli confinanti: risplende di porpora e d’oro, rifulge di armi e di ricchezze, quante non possono immaginare coloro che non le hanno viste di persona.

Ma l’esercito macedone, terribile e selvaggio, cela dietro una selva di scudi e di lance, reparti ben saldi e una forza compatta di uomini. Chiamano questa formazione ‘falange’, un serrato schieramento di fanti: tutti i soldati sono a stretto contatto, armi contro armi, e ad un cenno del loro comandante hanno imparato diligentemente a tener dietro alle insegne, mantenendo l’ordine nei ranghi.

Tutti eseguono gli ordini come un sol uomo: resistere al nemico, aggirarlo, portarsi sulle ali, cambiare fronte di battaglia, sono operazioni familiari ai soldati non meno che ai loro comandanti. E non credere che sia la brama di oro o di argento a tenerli assieme: finora la disciplina della povertà è stata la loro maestra: la terra è il loro giaciglio quando sono stanchi, il primo cibo che trovano li sfama, la durata del loro sonno non è mai pari a quella di una notte.

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