La cicala e la civetta - Fedro versione latino
La cicala e la civetta
versione latino Fedro
Qui humanitatem spernit, poenas solvit superbiae. Cicada, garrulae vocis animal, multas horas acerbum noctuae, avi magnii consilii,...
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Chi non si adatta a vivere rispettando gli altri, per lo più paga il prezzo della propria superbia.
La cicala faceva un baccano che provocava fastidio alla civetta, intenta a cercare cibo di notte e a dormire nel cavo di un albero di giorno. Fu pregata di tacere. Ma prese a sgolarsi molto più forte.
Le fu rivolta nuovamente la stessa preghiera, ma lei si scaldò ancora di più. La civetta, come vide che non vi era scampo e che le sue parole non erano tenute in alcun conto, si rivolse contro la strillona con questo espediente: "Dato che il tuo canto non mi lascia dormire - lo si direbbe uscito dalla cetra di Apollo - mi è venuta voglia di bere il nettare che, or non è molto, mi donò Pallade; se non lo disdegni, vieni; beviamolo insieme".
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