L'aquila la gatta e la scrofa - versione di Fedro
Aquila in sublimi quercu nidum fecerat; feles, cavernam nancta in media, pepererat; sus nemoris cultrix fetum ad imam posuerat....
Un'aquila aveva fatto il nido in una quercia alta (=nella cima di una quercia); una gatta aveva partorito nel mezzo (=nel tronco), avendo trovato una cavità una scrofa abitatrice delle selve aveva collocato la prole al basso (della quercia).
Allora la gatta distrusse così con inganno e con malizia scellerata (quella) coabitazione fortuita. S'arrampicò al nido dell'uccello: 'Rovina, ' disse, 'si prepara a te, (e) forse anche a me sventurata. Certamente vedi la scrofa insidiosa scavare ogni giorno la terra poichè, vuole far cadere la quercia, per opprimere facilmente sulla piana terra la nostra prole.
'
Essendo stato sparso il terrore e perturbati i sensi (dell'aquila), scese giù al covile della setolosa scrofa: 'I tuoi figli, ' disse, 'sono in gran pericolo: poichè, appena sarai uscita al pascolo con il (tuo) tenero gregge, l'aquila è preparata a rapire a te i piccini. ' L'astuta, dopochè ebbe riempito di paura anche questo luogo, si nascose nel (suo) buco sicura. Di là vagando fuori nottetempo con piede guardingo, come ebbe riempito di cibo sè e la sua prole, fingendo paura, sita in vedetta per tutto il giorno.
L'aquila, temendo la rovina (della quercia), sta posata sui rami; la scrofa, volendo evitare il rapimento dei figli, non va fuori (a far preda). A che molte parole? Furono consumati dalla fame con i loro (figli) e fornirono abbondante pasto ai piccoli della gatta. La stolta crudeltà può avere un insegnamento, quanto di male un uomo di lingua doppia prepari spesso.
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