L'ASINO E IL LEONE - Versione latino Fedro
Annis confectus leo, quem iam corporis vires deserebant, in spelunca iacebat et extremum spiritum trahebat....
Un leone sfinito dagli anni, che ormai le forze fisiche stavano abbandonando, giaceva in una grotta ed esalava l'ultimo respiro.
Dal leone si recò un cinghiale che con una violenta percossa vendicò un'offesa di vecchia data. Poi un toro colpì il corpo del leone, con cui aveva forti rancori. Allora le altre fiere, che avevano preso coraggio per la precaria salute del leone, lo ferirono con diversi colpi.
Anche un asino con sfacciata impudenza si avvicinò al leone, di cui colpì la fronte. Ma il leone: «Ho sopportato» disse «a malincuore le percosse che mi hanno inflitto i forti animali;
ma l'offesa che mi hai fatto tu, o codardissimo animale, è la più bruciante di tutte». Chi, senza valere nulla, vanta a parole le proprie gesta gloriose, inganna la gente che non lo conosce, ma è schernito da chi lo conosce.
Oppure da altro libro (senza testo latino)
Il leone, volendo cacciare in compagnia dell'asinello, lo coprì di frasche e nello stesso tempo gli comandò di spaventare gli animali con la sua voce per loro insolita; lui le avrebbe colte al varco mentre fuggivano.
Allora il lungorecchie lancia all'improvviso con tutte le sue forze un raglio e con la novità di questo portento getta il o tra le bestie.
Mentre, terrorizzate, vanno verso le note vie di scampo, sono abbattute dal balzo terribile del leone. Questo, una volta stanco della carneficina, chiama fuori l'asino e gli ordina di smettere di ragliare.
Allora quel presuntuoso: "Che te ne pare dell'opera della mia voce?" "Straordinaria", risponde, "tanto che se non conoscessi la tua indole e la tua razza, sarei fuggito spaventato anch'io".
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