La pace di Augusto (Versione latino Floro)

La pace di Augusto versione latino Floro

Omnibus ad Occasum et Meridiem pacatis gentibus, ad Septentrionem quoque, dumtaxat intra Rhenum atque Danubium, item ad Orientem intra...

Tutti popoli d’occidente e del meridione furono sottomessi; anche i popoli del settentrione, non andando più in là del territorio che si estende tra il Reno e il Danubio; e d’oriente, includendo il territorio che s’estende tra il fiume Ciro e l’Eufrate.

Anche quei popoli che erano immuni all’impero, (ne) avvertivano tuttavia la potenza, e mostravano sommo rispetto nei confronti del popolo romano, vincitore delle genti. E infatti, sia gli Sciiti che i Sarmati inviarono delegazioni a chiedere amicizia; nonché i Seri, popolo della regione dell’Indi, carichi di gemme e perle, e che portavano anche elefanti nel novero dei doni; essi si guadagnavano gran merito già solo per la grande distanza che avevano coperto, in quattro anni; del resto, il loro stesso colore testimoniava la provenienza remota.

Anche i Parti, benché si fosse consumata tragicamente la spedizione di Crasso (ablativo assoluto con valore concessivo) quasi a rincrescersi della vittoria, rinunciarono a combattere, spontaneamente.

E così, l’intero genere umano, in ogni regione del mondo, godette di una pace, o di un armistizio. Cesare Augusto, finalmente, 700 anni dopo la fondazione di Roma (l'anno 700 dopo la fondazione di Roma) fece chiudere il tempio di Giano, chiuso, prima d’allora, due volte, all’epoca del re Numa e dopo la vittoria nella I guerra punica (e vinta cartagine la prima volta)

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