Le prime guerre dei Romani (Versione latino Floro)

Le prime guerre dei Romani
Floro Littera Litterae 1A pagina 282 Numero 1

Adsidui vero et anniversarii Romanorum hostes ab Etruria fuere Veientes, tamen extraordinariam manum adversus eos promisit privatumque gessit bellum gens una Fabiorum....

Annuali e tenaci nemici dei romani dalla parte dell'Etruria furono i Veienti, tuttavia la famiglia dei Soli Fabii garantì verso quelle forti truppe ausiliare scelte e sostenne una guerra personale.

Trecento Fabii, esercito patrizio, perirono presso il fiume Cremera, ma questa sconfitta fu compensata da vittorie luminose, dopo che furono conquistate fonti piazzeforti, con esito certamente di vario genere. I fallisci si diedero senza volontà( si arresero). Fidene fu bruciata dal fuoco.

Veio fu saccheggiata e interamente distrutta. Mentre i Fallisci erano assediati, la fiducia dell'imperatore ( comandante) appari meravigliosa, non immeritatamente, il quale si prese gioco di un maestro, traditore della città, rimandandolo indietro al di là con i discepoli certamente da uomo onesto e saggio sapeva, ceh è vera vittoria soltanto quella che si ottiene senza violare la buona fede e senza mettere in pericolo l'onore.

poiché gli abitanti di Fidene non erano pari nelle armi, per suscitare terrore ai romani, avanzarono furiosi e totalmente armati di torce e nastri ornamentali di diverso colore in modo do serpenti ma quella scena lugubre fu il presagio della rovina. Veio fu presa dopo un assedio di dieci anni.

stessa versione altro tentativo di traduzione

Perpetui e tenaci nemici dei Romani dalla parte dell'Etruria furono i cittadini di Veio, tuttavia la famiglia dei soli Fabii preannunciò verso quelli forti truppe ausiliarie scelte e sostenne una guerra personale.

Trecento Fabii, esercito patrizio, perirono presso il fiume Cremera, ma questa sconfitta fu compensata da vittorie luminose, dopo che furono conquistate forti piazzeforti, con esito certamente di vario genere. I Fallisci si diedero senza volontà (si arresero), Fidene fu bruciata dal fuoco, Veio fu saccheggiata e interamente distrutta.

Mentre i Falisci erano assediati, la fiducia del imperatore (comandante) apparì meravigliosa, non immeritatamente, il quale si prese gioco di un maestro, traditore della città, rimandandolo indietro al dì là con i discepoli. Certamente da uomo onesto e saggio sapeva, che è vera vittoria soltanto quella che si ottiene senza violare la buona fede e senza mettere in pericolo l'onore.

Poiché gli abitanti di Fidene non erano pari nelle armi, per suscitare terrore ai Romani, avanzarono furiosi stoltamente, armati di torce e nastri ornamentali di diverso colore in modo di serpenti; ma quella scenografia lugubre fu il presagio della rovina. Veio fu presa dopo un assedio di dieci anni.

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