Il cavallo di Seio
Cnaeum Seium quempiam scribam fuisse tradunt eumque habuisse equum magnitudine inusitata, sed tali fato ut, quisquis haberet eum possideretque, is cum omnibus suis fortunis deperiret....
Tramandano che ci fu un certo scrivano Gneo Seio e che lui ebbe un cavallo di straordinaria grandezza, ma di un tale cattiva sorte che chiunque lo aveva e lo possedeva, andava perduto con tutte le sue fortune.
E così dicono (dicunt è alla fine della frase) che a quel Gneo Seio, il suo primo padrone, condannato a morte da M. Antonio, quello che fu in seguito triumviro, per salvare lo stato, fu sottoposto ad un pietoso supplizio. Allo stesso tempo dicono che Cornelio Dolabella, andando in Siria come console, attratto dalla fama di questo cavallo, deviò verso Argo e bruciò dal desiderio di possederlo; ma anche lo stesso Dolabella, assediato nella guerra civile in Siria, fu ucciso.
Subito dopo dicono che G. Cassio, che aveva assediato Dolabella, portò via lo stesso cavallo, che aveva avuto Dolabella. È abbastanza noto che poi Cassio, essendo stato il proprio partito sconfitto, ed il suo esercito sbaragliato (ablativi assoluti), andò incontro ad una misera fine;
[sott è abbastanza noto che] in seguito Antonio, dopo la morte di Cassio con la vittoria dei parti [partica] reclamò quel cavallo e, [sott è abbastanza noto che] che quando fu in suo potere anche lui stesso vinto ed abbandonato morì con un una fine abominevole.
Qui trovi versione stesso titolo ma diversa
Versione tratta da Gellio
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