Ironia di Annibale (Versione latino Gellio)

Ironia di Annibale versione latino di Gellio e traduzione
prima riga: In libris veterum memoriarum scriptum est Hannibalem Carthaginiensem apud regem Antiochum facetissime cavillatum esse.

ultima riga: Nihil prorsum neque tam lepide neque tam acerbe dici potest: rex de numero exercitus sui ac de aestimanda aequiparatione quaesiverat, respondit Hannibal de praeda.

Nei libri antichi delle memorie è raccontato Annibale Cartaginese essere presso Antioco piacevolmente scherzoso.

Questa ironia, detta delicata, fu di tal maniera. Antiochia, nella ricchissima città, mostrava nella pianura a lui Antioco le truppe straordinarie, le quali dalla guerra contro il popolo avevano confrontato per combattere, e cambiava l'esercito con insegne d'argento e d'oro fiorente; Guidava anche un corno con falconi ed elefanti con torri fornite di cavalieri e di briglie, di selle, di manili, di folaghe splendenti.

E allora il re con tante contemplazioni e cosi ornate fece guardare ad annibale l'esercito glorioso e "Plutasme" domandò: "possono essere paragonate all'altezza di tutte quelle romane?" in quel momento il cartaginese scherzoso con l'ignara altitudine alla guerra delle sue preziose armature : "sufficiente" disse "credo essere pienamente sufficiente a tutti i romani, anche se sono avarissimi". niente dico possa essere in linea né cosi scherzoso ne cosi acerbo;

il re aveva chiesto di fare un confronto riguardo al numero del suo esercito, rispose annibale immediatamente dopo il bottino (di guerra).

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