Gellio, Notti Attiche 2.8; paragrafo 15 - 20
QUANDO SI DEVE UBBIDIRE AL PADRE
Omnia, quae in rebus humanis fiunt, ita ut docti censuerunt, aut honesta sunt aut turpia....
Traduzione libera
Tutte le cose, in ambito umano, secondo quanto i dotti hanno decretato, possono essere o oneste o turpi.
Quelle per propria natura rette ed oneste, come ad esempio mantenere una promessa, difendere la patria o amare gli amici, è doveroso che vengano adempiute, sia che i padri ce lo impongano sia che no. Ma quelle a queste contrarie o comunque turpi, in quanto assolutamente inique, non andrebbero certo fatte, neppure se ci venisse chiesto. Quelle poi che stanno nel mezzo, e che i Greci chiamano μέσα (medie) o ἀδιάφορα (neutre), e che possono essere ad esempio entrare in una milizia, coltivare un campo, aspirare agli onori, difendere delle cause, sposarsi, impartire degli ordini, rispondere a una chiamata… essendo (esse e simili) per se stesse né giuste né inique, poiché dipendono dal modo in cui le si esegue, non possono essere come tali né approvate né condannate.
Perciò i dotti, in questo genere di cose, quali ad esempio sposarsi o difendere un accusato, affermano che si debba sempre obbedire al padre. Il qual genere di cose difatti, per se stesso non sarebbe né buono né cattivo, per cui se il padre le comanda, si dovrebbe obbedire!
E tuttavia, se ci venisse imposto di sposare una donna infame, svergognata o criminale o di prendere la parti di un qualsiasi Catilina, Tubulo o P. Clodio, chiaramente non sarebbe giusto farlo poiché, oltre un certo grado di turpitudine, tali azioni non sarebbero più qualcosa di medio e di moralmente indifferente.
Traduzione letterale e commento by Adriano
Omnia, quae in rebus humanis fiunt, ita ut docti
Tutte le cose che esistono (fiunt=sono fatte) in ambito umano (letteralm., nelle cose umane), così come i dotti
censuerunt, aut honesta sunt aut turpia. Quae sua vi recta
decretarono, sono o oneste o turpi. Quelle che per propria natura (=forza) rette
aut honesta sunt, ut fidem colere, patriam defendere, ut
o oneste sono, come mantenere fede [a un impegno], difendere la patria, come
amicos diligere, ea fieri oportet, sive imperet pater sive non
amare gli amici, queste è opportuno farle (=che siano fatte), sia che (=o) il padre comandi sia che (=o) non
imperet; sed quae his contraria quaeque turpia, omnino
comandi; ma quelle che [sono] a queste contrarie oppure (letteralm., e che: quae-que) turpi, sono del tutto
inique; esse, certamente nemmeno se (ne si) [il padre] le imponga [sono da fare, sottint.]. Quelle che in verità nel mezzo
sunt et a Graecis tum μέσα, tum ἀδιάφορα appellantur, ut in
stanno e dai greci a volte μέσα, a volte ἀδιάφορα sono chiamate, come in
militiam ire, rus colere, honores capessere, causas defendere,
un esercito arruolarsi, mantenere un podere, tendere ad onori, difendere delle cause,
uxorem ducere, ut iussum proficisci, ut accersitum venire,
prendere moglie, come dare un ordine, come venire se chiamato,
quoniam et haec et his similia per sese ipsa neque honesta
poiché sia esse sia quelle a esse simili per se stesse né oneste
sunt neque turpia, sed, proinde ut a nobis aguntur, ita
né turpi sono, ma [lo sono] a seconda (proinde) di come da noi sono agite, perciò (così)
ipsis actionibus aut probanda fiunt aut reprehendenda:
pur essendo medesime le azioni (ipsis actionibus=ablativo assoluto con verbo sottinteso?) [tali cose/comportamenti] possono essere (=sono fatte) da approvare o da biasimare:
propterea in eiusmodi omnium rerum generibus patri parendum esse
Ragion per cui in cose di questo tipo (letter., nei generi di tutte le cose di questo tipo: eiusmodi) che al padre (=patri è dat. sing.) sia da obbedire (parendum=modo genundivo da pareo: obbedire)
censent, veluti si uxorem ducere imperet aut
decretano (meglio: [i dotti] decretano che si deve obbedire al padre), come quando (letter., come se) ci viene ordinato (letteralm., ci ordini) di prender moglie o
causas pro reis dicere. Quod enim utrumque in genere ipso
di perorare la causa dei rei. La qual cosa (Quod, pronome relativo, si riferisce a quanto detto nell’ultima proposiz.) difatti (NB: uterque è un pronome indefinito che esprime ambivalenza (l’uno e l’altro), e in questa frase non avrebbe senso tradurlo) in questo genere
per sese neque honestum neque turpe est, idcirco, si pater
per se stessa non è né onesta né turpe, per cui (idcirco), qualora il padre
iubeat, obsequendum est. Sed enim si imperet uxorem
lo ordini, sarebbe da fare (letteralm., obbedire). Ma infatti (…l’“infatti” qui, serve a richiamare i concetti espressi nella penultima proposizione) se ci venisse ordinato (letteralm., se ci chieda) una moglie
ducere infamem, propudiosam, criminosam aut pro reo
di sposare infame, svergognata, criminale, o a favore di un imputato,
Catilina aliquo aut Tubulo aut P. Clodio causam dicere, non
(come) un qualche Catilina o Tibulo o P. Clodio, di perorare la causa, non
scilicet parendum, quoniam accedente aliquo turpitudinis
ovviamente (=scilicet) [sarebbe] giusto obbedire, poiché quando si eccede una certa quantità (=numero) di turpitudine,
numero desinunt esse per sese haec media atque indifferentia.
queste azioni (=haec) cessano di essere per se stesse medie e indifferenti (moralmente).
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