Stoica sopportazione del dolore (Versione latino Gellio)

Stoica sopportazione del dolore Gellio

Cum Delphos ad Pythia conventumque totius ferme Graeciae visendum philosophus Taurus iret nosque ei comites essemus inique eo itinere...

Mentre il filosofo Tauro era in viaggio alla volta di Delfi - ed io ero (Pluralis Maiestatis)

suo compagno - per assistere ai giochi Pitici, occasione d'incontro praticamente dell'intera Grecia, arrivati che fummo - durante il tragitto - a Lebania, antica città della Beozia, ivi giunge notizia a Tauro che un certo suo amico, un eminente filosofo stoico, era a letto in grave stato di salute. Al che, interrotto il viaggio e lasciate le carrozze, (Tauro) prende premura d'andargli a far visita, ed io, come mio solito gli tenni dietro.

Giunti che fummo nell'abitazione dove si trovava l'ammalato, vedemmo un uomo contorcersi in preda a dolorose sofferenze e a febbre: i respiri affannosi che esalavano dal suo petto testimoniavano (tuttavia) non la sofferenza quanto piuttosto la lotta contro la sofferenza. Mentre, in seguito, tornavamo alle carrozze, Tauro disse: "Avete assistito ad uno spettacolo di certo non lieto, e tuttavia utile a conoscersi:

un filosofo e la sofferenza che si scontrano tra loro! La natura virulenta della malattia faceva strazio delle membra (del filosofo); eppure, la natura razionale dell'animo reprimeva e conteneva in sé le asprezze dell'insopportabile dolore: non emetteva alcun lamento, alcun gemito di pietà, e neanche una parola disdicevole!".

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