Un servo biasima Plutarco adirato

Gellio libro Compitum

Interrogavi in diatriba Taurum, an sapiens irasceretur. Dabat enim saepe post cotidianas lectiones quaerendi, quod quis vellet, potestatem....

Chiesi durante una discussione a Tauro se il saggio può adirarsi; egli concedeva infatti sovente, dopo le quotidiane lezioni, che lo si interrogasse su qualsiasi argomento.

In tale occasione, Tauro, dopo aver fatto una lunga e sapiente dissertazione sulla malattia o passione dell'ira, esponendo ciò che se ne dice nei libri dei più antichi scrittori e nei suoi stessi commentari, si rivolse a me, che l'avevo interrogato, dicendo: "Questo è cio che io penso dell'adirarsi; ma ritengo non sia inutile che voi conosciate che cosa ne pensi il nostro Plutarco, uomo tanto dotto e saggio.

Plutarco una volta ordinò che un proprio schiavo, cattivo e insolente, ma che attraverso i libri e le discussioni s'era imbevuto di filosofia, per non so quale mancanza commessa, fosse spogliato della tunica e fustigato. Si cominciò a fustigarlo, e quello protestava di non meritare di essere battuto, non avendo fatto nulla di male, nulla di punibile.

Infine cominciò ad alzare la voce fra le battiture, non emettendo lamenti o gemiti o grida, ma espressioni severe di biasimo: Plutarco non si comportava come si addiceva a un filosofo; l'adirarsi era cosa vergognosa.

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