Bisogna saper sopportare il dolore

Ὅμοιον εἶναι τῇ ἄκρᾳ, ᾗ διηνεκῶς τὰ κύματα προσρήσσεται˙ ἡ δὲ ἕστηκε καὶ περὶ αὐτὴν κοιμίζεται τὰ φλεγμήναντα τοῦ ὕδατος....

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Sii simile al promontorio, contro il quale si infrangono incessantemente i flutti: ma esso rimane immobile, e intorno ad esso si placa il ribollire dell'acqua.

"Io (sono) sfortunato, perché mi è accaduto questo". Niente affatto, ma piuttosto: "Io (sono) fortunato, perché, anche se mi è accaduto questo, rimango impassibile, senza né farmi spezzare dal presente né temere il futuro". Infatti una cosa del genere sarebbe potuta capitare  a tutti, ma non tutti sarebbero rimasti impassibili di fronte a questo.

Allora perché quello (dovrebbe essere) una sfortuna, piuttosto che questo una fortuna? Insomma, chiami sfortuna di un uomo ciò che non è un fallimento della natura umana? E ti sembra che sia un fallimento della natura umana ciò che non è contro il volere di tale natura [della natura di lui]  E allora? Il volere (lo) conosci: forse che  questa cosa che ti è capitata ti impedisce di essere giusto, magnanimo, saggio, assennato, prudente, sincero, riservato, libero, (di avere tutte) le altre qualità in presenza delle quali  la natura dell'uomo possiede ciò che le è proprio?

Ricorda poi, di fronte ad ogni evento che ti induca a (provare) sofferenza, di applicare questo precetto: "non (è) una sfortuna questo, ma (è) una fortuna sopportarlo nobilmente"

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