Elogio dei soldati Ateniesi morti combattendo per la patria
οὗτοι γὰρ ἐκέκτηντο ἔνθεον μὲν τὴν ἀρετήν, ἀνθρώπινον δὲ τὸ θνητόν, πολλὰ μὲν δὴ τὸ πρᾶον ἐπιεικὲς τοῦ αὐθάδους δικαίου προκρίνοντες, πολλὰ...
Che cosa mancò a questi valorosi, di quanto in un valoroso deve esserci? che cosa c'era, che esserci non debba? Ch'io riesca a dir ciò che voglio, ma ch'io voglia dir ciò che devo, schivando la nemesi divina, fuggendo l'invidia umana Infatti questi possedevano, di divino, la virtù, di umano, la mortalità; anteponendo molte volte la mitezza dell'equità al prepotere del diritto, la rettitudine della ragione alla pedanteria della legge; ritenendo questa una legge assai divina e assai universale: il dire e il tacere, il fare 〈e il tralasciare〉 ciò che si deve e quando si deve; ed esercitando due cose soprattutto, fra quante conviene esercitare:
senno ed 〈audacia〉: quello per deliberare, questa per eseguire; protettori degli immeritatamente sfortunati, punitori degli immeritatamente fortunati; senza scrupoli di fronte all'utile, dignitosi di fronte al decoro; moderanti, con la prudenza del senno, l'imprudenza 〈dell'audacia〉; insolenti con gli insolenti, gentili con i gentili, intrepidi con gli intrepidi, terribili in circostanze terribili. A testimonianza di ciò innalzarono trofei sui nemici, ornamenti votivi a Zeus, monumenti a se stessi; non inesperti né di Marte loro congenito, né di amori legittimi, né di lotta sonante d'armi, né di pace amica di bellezza; rispettosi verso gli dèi, per giustizia; pii verso i genitori, per ossequio; giusti verso i cittadini, per equità; devoti verso gli amici, per fedeltà.
Onde, morti loro, non è morto con loro il rimpianto; ma vive, di loro non più vivi, in noi mortali, immortale.
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