Cicerone parla di sé
Erat eo tempore in nobis summa gracilitas et infirmitas corporis, procerum et tenue collum: qui habitus et quae figura non procul abesse putatur a vitae periculo, si accedit labor et laterum magna contentio....
A quel tempo c'era in me una somma gracilità e un'infermità fisica, un collo lungo e sottile: si pensa che quel modo d'essere e quella figura non fossero distanti dal pericolo della vita, se si aggiunge il lavoro e la tensione dei polmoni.
E tanto più ciò commuoveva quelli a cui ero caro, il fatto che io dicevo ogni cosa senza rimandare, senza alternativa, con elevatissimo impeto della voce e tensione di tutto il corpo. Pertanto sia gli amici che i medici spingendomi a rinunciare a trattare i processi, ritenni di sostenere qualunque pericolo piuttosto che allontanarmi dalla sperata gloria nelle orazioni.
(By Maria)
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