Diario di una notte scellerata
Venisti, Catilina, priore nocte in M. Laecae domum. Convenerunt eodem complures eiusdem amentiae scelerisque socios.
Num negabis? Quid taces? Illa nocte apud Laecam distribuisti partes Italiae; delegisti eos amicorum, quos Romae relinqueres, eosque quos tecum educeres; discripsisti urbis partes ad incendia; confirmavisti te ipsum iam exiturum esse, sed dixisti paulum tibi esse morae quod ego adhuc vivebam.
Reperisti duo equites Romanos, qui ante lucem me in meo lecto se interfecturos esse promisērunt. Ergo, cognitis rebus, domum meam maioribus praesidiis munivi atque firmavi; exclusi eos quos tu mane miseras ut me salutarent.
Quae cum ita sint, Catilina, ex urbe exi, patent portae, educ tecum etiam omnes tuos sodales, purga urbem.
Sei arrivato, Catilina, la notte scorsa a casa di M. Leca. Nel medesimo luogo si sono radunati numerosi complici della tua stessa follia e misfatto.
Non lo negherai forse? Perchè Taci? Quella notte presso Leca hai ripartito parti dell'Italia; hai diviso quelli fra gli amici, che avresti abbandonato (lett congiuntivo imperfetto) a Roma e quelli che avresti fatto uscire con te. Hai assegnato parti della città alle fiamme; hai dimostrato che te stesso stavi già sul punto uscire ma hai detto che per te era un po' d'impedimento il fatto che io ero ancora in vita. Hai trovato due cavalieri romani, che hanno promesso che prima dell'alba mi avrebbero ucciso nel mio letto.
Di conseguenza, saputi i fatti, io ho protetto la mia casa con maggiori presidi e li ho rafforzati; ho respinto quelli che tu il mattino del giorno successivo avevi mandato (miseras = mitto piuccheperfetto 2a sing) per dirmi addio.
Poiché queste cose stanno così, Catilina, esci (exeo imperativo) dalla città, le porte sono aperte, porta fuori (educ imperativo 2a sing ēdūco) con te anche tutti i tuoi complici, purifica la città.
(By Vogue)
Versione tratta da Cicerone
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