Due rovine per Atene: la peste e la morte di Pericle

Rerum scriptores tradunt belli Peloponnesiaci temporibus Archidamum, strenuum Lacedaemoniorum ducem, suas copia in Atticam duxisset, ut Athenarum fines vastaret....

Gli storici tramandano che ai tempi della Guerra del Peloponneso, Archidamo, valoroso condottiero degli Spartani, condusse le sue truppe in Attica per distruggere i territori di Atene.

Ma la peste invase l'Attica: quindi gli spartani per non soccombere a questo male tornarono in patria (a casa). Questa grave malattia infestò per primo il Pireo, uno fra i tre porti di Atene e dopo poco assalì la moltitudine. Ardevano dentro il fuoco tutti quelli era stati contagiati dalla peste e spinti dalla sete si buttavano nei pozzi. Le bocche (os, oris) di quelli emanavano un alito orribile e fetido come sono puzzolenti i cadaveri putrefatti.

Devastava i malati un continuo  soffocamento affannato e per loro non c'era nessuna quiete (non avevano nessuna quiete). Tanto era il numero dei morti che nessuno poté dare loro una degna e religiosa sepoltura. Lo stesso Pericle al quale era stata consegnata dal popolo l'amministrazione di Atene, fu raggiunto dalla malattia e morì (occubuit) ormai afflitto dalle sofferenze familiari (infatti aveva perso per la peste, la sorella, il figlio e molti amici).

L'amministrazione di Atene passò ad uomini inetti, tuttavia gli ateniesi resistettero agli spartani per alcuni anni per non cedere l'amata patria ai nemici. Alla fine le forze degli spartani furono così forti e tante che gli ateniesi vinti per terra e per mare si abbandonarono  al potere dei nemici.

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