Gli schiavi sono uomini

«Servi sunt». Immo homines. «Servi sunt». Immo contubernales. «Servi sunt». Immo humiles amici....

"Sono schiavi." Ma non uomini. "Sono schiavi" Ma non compagni di tenda. "Sono schiavi" Ma non umili amici.

"Sono schiavi" Ma non compagni di schiavitù, infatti la volubilità della sorte ha arbitrio su entrambi. Pertanto derido coloro, che giudicano che sia turpe cenare con il proprio servo: la superba consuetudine circonda intorno al signore che cena una folla di servi che stanno dritti in piedi. Mentre costui s'ingurgita di cibo con grande avidità, ai servi infelici non è lecito neppure aprir bocca.

Punisce con la verga ogni mormorio, ed anche rumori accidentali, la tosse, gli starnuti, il singhiozzo; rimangono fermi tutta la notte muti e digiuni. Così coloro, ai quali non è lecito pronunciar parola in presenza del padrone, parlano così male del proprio padrone. Ma coloro, ai quali è lecito proferir parola non soltanto in presenza del padrone, ma intercorreva anche un colloquio con i signori, erano pronti a flettere il collo (a morire)

per il padrone, ad allontanare un pericolo imminente con la propria vita: avevano un dialogo a tavola, ma tacevano durante le difficoltà poi l'arroganza produsse un proverbio: ci sono tanti nemici quanti schiavi: non abbiamo servi nemici, ma li rendiamo tali.
(By Maria D. )

Versione tratta da Seneca

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