Gli inizi della decadenza morale a Roma

Sed ubi labore atque iustitia res publica crevit, reges magni bello domiti, nationes ferae et populi ingentes vi subacti, Carthago, aemula...

Ma non appena lo stato crebbe in impegno e giustizia, i grandi re furono domati in guerra, furono assoggettate con la forza le genti barbare e gli ingenti popoli, Cartagine, rivale dell'impero romano, fu distrutta da cima a fondo, tutti quanti i mari e le terre erano accessibili, la sorte iniziò a incrudelirsi e a mescolare ogni cosa. In coloro che avevano tollerato facilmente le fatiche, i pericoli, le incertezze e le avversità, furono di peso e di sventura l'ozio e la ricchezza cose desiderabili del resto.

Dunque all'inizio crebbe il desiderio di potere, poi di ricchezza: queste per così dire furono il fondamento di tutti i mali. E infatti l'avarizia rovesciò la fiducia, l'onestà e tutte le altre cose buone dell'arte; al posto di queste si insegnò la superbia, la crudeltà, a trascurare le divinità, ad avere ogni cosa venale.

L'ambizione spinse a rendere falsi molti uomini, ad avere una cosa chiusa nel petto, un'altra pronta nella lingua, a considerare le amicizie e le inimicizie, non di fatto, ma per convenienza e ad avere come bene (onesto) il volto più che l'ingegno.
(By Maria D. )

Versione tratta da Sallustio

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