Orgoglio di Mario
Hae sunt meae imagines, haec nobilitas, non hereditate relicta, ut illa illis, sed quae ego meis plurumis laboribus et periculis quaesivi....
Questi sono i miei ritratti, questa nobiltà, non lasciata in eredità, come quella da quelli, ma io ho cercato di ottenere tali cose con le mie moltissime fatiche e pericoli.
Le mie parole non sono ben ordinate: faccio ciò quasi per nulla. La stessa virtù si mostra abbastanza; a quelli occorre un artificio, per coprire con il parlare i fatti vergognosi. E non ho appreso le lettere greche: gradivo poco apprenderle, in effetti queste non avevano giovato per nulla ai dottori in vista della virtù.
Ma sono molto esperto di quelle ottime cose per lo stato: ferire il nemico, sconvolgere i presidi, non temere nulla eccetto una turpe fama, tollerare allo stesso modo l'inverno e l'estate, riposare sul terreno, sopportare contemporaneamente (nello stesso momento) l'indigenza e la fatica. Io esorterò i soldati a questi precetti, non eserciterò quelli nell'arte, (coltiverò) me riccamente, e renderò non la mia gloria, ma la fatica di quelli.
Questo è utile, questo potere civile. E infatti nel momento in cui agiresti proprio tu con debolezza, spingerai l'esercito al supplizio, questo è essere un signore, non un comandante.
(By Maria D. )
Versione tratta da Sallustio
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