L'impresa di Orazio Coclite (Duo latino)

Circumferens inde truces minaciter oculos ad proceres Etruscorum nunc singulos provocare, nunc increpare omnes: servitia regum superborum, suae libertatis immemores alienam oppugnatum venire....

Quindi girando intorno lo sguardo truce minacciosamente ora provocava ad uno ad uno i più ragguardevoli degli Etruschi, ora rimproverava tutti: le servitù dei re superbi, immemori della loro libertà giungevano per attaccare quella altrui.

Indugiarono per qualche tempo, mentre si osservavano l'un l'altro, come per cominciare una battaglia. Poi il pudore commosse l'esercito schierato a battaglia, e sollevato il clamore gettano da ogni parte i dardi verso un sol nemico. Questi essendo rimasti attaccati tutti quanti allo scudo che era stato gettato, e quello non meno ostinato tenne saldo il ponte a gran passo, tentavano già con impeto di far cadere giù l'uomo, nello stesso momento il fragore del ponte rotto, il clamore dei Romani, sollevato dall'alacrità dell'opera completata, improvvisamente sostenne l'impeto con trepidazione.

Allora Coclite disse: "Padre Tiberino ti prego santamente, che tu accolga nel fiume propizio queste armi e questo soldato". Armato così in tal maniera saltò giù nel Tevere e nuotò incolume presso i suoi pur piombandogli addosso molti giavellotti, osando un'impresa per ottenere più fama che fiducia presso i posteri.
(By Maria D. )

Versione tratta da Livio

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