Discorso di Camillo agli Ardeati
Et quando ego vobis pro tantis vestris in me meritis gratiam referam, si nunc cessavero?...
E quando io ricambierò la grazia per i vostri meriti nei miei confronti, se ora me ne starò ozioso?
O come voi avrete la mia utilità, se non ci sarà stata in guerra? Stetti in patria in base a quest'arte e invincibile in guerra, fui cacciato in pace dai cittadini ingrati. Ma a voi, Ardeati, è stata offerta la fortuna di ricambiare la grazia e di generare dal nemico comune per questa città l'ingente decoro di guerra e per i tanti antichi benefici del popolo romano quanti voi stessi ve ne ricordiate - infatti non bisogna rimproverare questi presso i costumi -. Quelli che dispersa la schiera si avvicinano è gente a cui la natura ha dato grandi corpi e animi più che saldi; in ogni contesa arrecano tanto più di terrore che di forze.
A prova ci sia la strage romana. Conquistarono la città priva di difese: ci si oppose a questi dalla rocca e dal campidoglio con una forza esigua: ormai gli sconfitti per la noia dell'assedio si ritirano e errano vagabondi per i campi.
Riempiti di cibo e vino recuperato in fretta, non appena si avvicinò la notte, in prossimità dei rivoli d'acqua senza baluardo, senza posti di blocco e guardie si sparsero in tutte le direzioni secondo il rituale delle fiere (secondo il modo di fare delle fiere), ora fin dalle situazioni favorevoli sono ancor di più solitamente incauti.
(By Maria D. )
Versione tratta da Livio
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