Gli oratori improvvisati

Ne hoc quidem negaverim, sequi plerumque hanc opinionem, ut fortius dicere videantur indocti, primum vitio male iudicantium, qui maiorem...

In verità non avrei potuto negare questo, di seguire spesso tale opinione, che gli ignoranti sembrino parlare più fortemente, prima di tutto per un cattivo difetto di coloro che giudicano, i quali credono che quelle cose che non hanno arte posseggono una forza maggiore, dato che pensano che sia più saldo infrangere invece di rendere accessibile, rompere invece di sciogliere, trascinare invece di condurre. E infatti il gladiatore che inconsapevole delle armi si lancia verso la contesa e il lottatore che con lo sforzo di tutto il corpo incombe su ciò che una volta invase più forte è chiamato da questi, quando nel frattempo da un lato questo stesso viene rovesciato frequentemente dalle proprie forze dall'altro la flessibile giuntura dell'impeto impetuoso dell'avversario lo sorprende.

Ma sono in tal genere da ingannare anche naturalmente coloro che sono inesperti; infatti sia la divisione, anche se vale moltissimo nelle cause, diminuì la parvenza delle forze, sia si crede che le cose rudi una volta che sono pulite sono le più grandi e quelle sparse una volta composte sono le più numerose.

Inoltre c'è una certa affinità tra le virtù e i vizi, per cui il maldicente viene accolto come libero, il temerario come forte, il prodigo come copioso (ben fornito). In verità l'ignorante parla più apertamente male e più spesso ovvero con il rischio del litigatore preso su di sé, frequentemente anche con il proprio (rischio).
(By Maria D. )

Versione tratta da Quintiliano

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