L'immortalità dell'anima (Versione latino Cicerone)

Itaque credo equidem etiam alios tot saeculis, sed quod litteris exstet, Pherecydes Syrius primus dixit animos esse hominum sempiternos, antiquus sane; fuit enim meo regnante gentili....

Pertanto anche se credo a ragione ad alcuni anticamente in tanti secoli, ma (credo) ciò che appare evidente dalle lettere, (cioè che) Ferecide disse che le anime sono immortali; visse infatti al tempo in cui regnava un mio parente.

Pitagora discepolo di costui attestò massimamente tale opinione, il quale essendo giunto in Italia al tempo in cui regnava il Superbo, tenne quella Magna Grecia da un lato con onore con disciplina, dall'altro anche con autorità, e poi il nome dei Pitagorici ebbe così vigore in molti secoli, che gli altri dotti sembrarono nessuno.

Ma ritorno agli antichi. Quelli non restituivano all'incirca la motivazione alla loro idea, se non cosa c'era da spiegare in merito ai numeri o alle descrizioni: raccontano che Platone, per conoscere i Pitagorici, giunse in Italia ed apprese tutti i principi pitagorici e prima di tutto non solo percepì la stessa cosa che ( percepì) Pitagora in merito all'immortalità delle anime, ma apportò anche la spiegazione.

Questa, se non che tu dici, (a meno che non dici qualcosa), dovremmo tralasciarla e lasciare tutta questa speranza dell'immortalità.
(By Maria D. )

Versione tratta da Cicerone

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