I piaceri sono fonte di inquietudine (I)
Ipsae voluptates eorum trepidae et variis terroribus inquietae sunt subitque cum maxime exsultantis sollicita cogitatio: «Haec quam diu?»....
Gli stessi piaceri degli uomini sono timorosi e turbati per varie paure, e subentra, quando soprattutto gioiscono, l'ansioso pensiero, "Fino a quando?". A causa di questo sentimento i re spesso piansero il loro potere, né li consolò la grandezza della loro fortuna, ma la morte imminente talvolta li spaventò.
Avendo dispiegato attraverso enormi spazi di territori l'esercito e non abbracciandone il numero, l'arrogante e presuntuoso re dei Persiani sparse lacrime poiché da lì a cento anni nessuno sarebbe sopravvissuto da tanta gioventù.
Al contrario stava per affrettare contro di essi il fato proprio lui che piangeva e che ne stava per perdere alcuni in mare, altri in terra, altri in battaglia, altri in fuga, e entro breve tempo avrebbe portato alla rovina quelli, per i quali non si aspettava il centesimo anno.
(By doc)
Versione tratta da Seneca
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