Il buon uso delle ricchezze

«Quid ergo inter me stultum et te sapientem interest, si uterque habere volumus?». Plurimum: divitiae enim apud sapientem virum in...

"Che differenza c'è infatti tra me stolto e te sapiente, se entrambi vogliamo possedere?". Moltissimo:

la ricchezza infatti presso l'uomo sapiente è in servitù, presso lo stolto (è) in potere; il sapiente non permette alcunché alla ricchezza, per voi la ricchezza è tutto; voi, come se qualcuno vi avesse promesso un possesso eterno di questa, vi siete assuefatti e siete legati a quella allora il sapiente medita soprattutto la povertà quando si trova al centro della ricchezza;

il comandante non crede mai alla pace così che non si prepara per la guerra perché, anche se non viene compiuta, è dichiarata: vi sbalordiscono una bella dimora, come se non potesse né bruciare né distruggersi, voi insolenti, le risorse, come se valicassero ogni pericolo e per voi siano maggiori per quanto consumandole la fortuna abbia forze a sufficienza.

Voi oziosi vi divertite grazie alla ricchezza non prevedete il pericolo di quella, come i barbari spesso chiusi dentro e ignari delle macchine belliche osservano pigri la fatica di coloro che assediano e non comprendono dove si estendono quelle cose che sono edificate da lontano.
(By Maria D. )

Ulteriore proposta di traduzione

"Che differenza c'è dunque tra me, lo stolto, e te, il saggio, se entrambi desideriamo possedere?" Moltissima! Infatti, presso l'uomo saggio le ricchezze sono in servitù, presso lo stolto nel comando; il saggio non concede nulla alle ricchezze, mentre per voi le ricchezze sono tutto; vi abituate a esse e vi ci attaccate come se qualcuno vi avesse promesso il loro possesso eterno, mentre il saggio medita sulla povertà soprattutto quando si trova in mezzo alle ricchezze.

Un imperatore non confida mai così tanto nella pace da non prepararsi alla guerra, anche se non è combattuta: voi, invece, vi insuperbite per via di una bella casa, come se non potesse bruciare o crollare, e per le vostre ricchezze, come se avessero superato ogni pericolo e fossero più grandi di quanto la fortuna abbia la forza di consumarle.

Vi trastullate con le ricchezze nell'ozio e non ne prevedete il pericolo, come spesso i barbari assediati, ignari delle macchine da guerra, osservano indolenti il lavoro degli assedianti senza capire a cosa servano quelle che vengono costruite da lontano.
(By Starinthesky)

Versione tratta da Seneca

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