L'inutilità dei viaggi per un animo inquieto

Quid per se peregrinatio prodesse cuiquam potuit? Non voluptates illa temperavit, non cupiditates refrenavit, non iras repressit, non indomitos amoris impetus fregit, nulla denique animo mala eduxit....

Che cosa mai ha potuto giovare a qualcuno un viaggio di per sé? Non temperò i piaceri, non frenò le cupidità, non represse le ire, non frantumò i sfrenati impulsi dell'amore, insomma non estrasse dal animo alcun male.

Non diede giudizio, non discusse l'errore, ma come un bambino che si meraviglia di ciò che non conosce, lo trattenne per breve tempo con una qualche novità delle cose. Del resto, suscitò l'incostanza della mente, che è la più malata, la rese più mobile e più leggera proprio lo scuotimento.

E così i luoghi che avevano cercato con avidità li abbandonano con più avidità e come gli uccelli volano attraverso più velocemente di quanto non siano venuti. Questo vagabondare non ti porterà alcun aiuto; infatti viaggi con i tuoi affetti e i tuoi mali ti seguono.

Oh, se almeno ti seguissero! Siano più lontani: ora li porti tu, non li conduci. E così ovunque ti premino e ti bruciano con uguali mali. È una medicina per l'ammalato che bisogna cercare, non una regione.
(By Maria D. )

Versione tratta da Seneca

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