Disperazione per la morte di un amico (Versione Sant'Agostino)

O dementiam nescientem diligere homines humaniter! O stultum hominem immoderate humana patientem!...

O pazzia che non sa discernere gli uomini umanamente! O uomo sciocco che sopporti senza misura le vicende umane!

Questo io ero allora. E così avvampavo, sospiravo, piangevo, ero turbato, non avevo tregua né senno. Portavo infatti la mia anima stretta e cruenta impaziente di essere portata via da me, e non trovavo dove la potessi riporre. Non negli ameni boschi, non nei ludi e nei canti né nei luoghi che profumavano soavemente né nei banchetti apparecchiati e né nel piacere della camera e del letto, infine non trovava pace nei libri e nei carmi.

Tutte le cose rabbrividivano e la stessa luce e qualunque cosa non era ciò che quello era, era disonesto e odioso tranne il gemito e le lacrime; infatti in queste sole c'è un po' di riposo. Non appena invece la mia anima era portata via da lì, mi caricava del grande bagaglio della miseria.

A te, o Signore, bisogna levarla e curarla, sapevo, ma non volevo non ero forte, tanto più perché tu non eri per me qualcosa di solido e sicuro, quando ti pensavo. Infatti non eri tu, ma il mio Dio era un fantasma vano e il mio errore.
(By Maria)

Versione tratta da Sant'Agostino

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