Varrone e le mansioni degli dèi

Quid est ergo, quod pro ingenti beneficio Varro iactat praestare se civibus suis, quia non solum commemorat deos, quos coli oporteat a Romanis, verum etiam dicit quid ad quemque pertineat?...

Qual è dunque il motivo per cui per l'ingente beneficio Varrone va ripetendo di essere superiore ai propri cittadini, perché non solo commemora gli dèi, che occorra che vengano adorati dai Romani, ma dice anche cosa appartenga a ciascuno? Dato che nulla giova, dice, non si conosce il nome e la forma di alcun uomo medico, e ignorano perché sia un medico: così dice che non è stato di giovamento il sapere che Esculapio è un dio, se tu non sappia che lui offre soccorso alla malattia e così ignori perché debba supplicarlo.

Afferma anche questo con un'altra similitudine dicendo, non solo può vivere bene, ma che nessuno può vivere interamente, se ignori se ognuno sia forse un fabbro, chi un pestatore, chi un decoratore, a cui possa chiedere qualche utensile, quale autore poter assumere, quale condottiero, quale dottore; in tal modo nessuno ha il dubbio adorando che la conoscenza degli dèi è così utile, se si sappia che forza che facoltà e che potenza di ciascuna cosa abbia ciascuna divinità.

"Da ciò infatti potremo", dice, "sapere secondo la competenza di ciascuno quale divinità debba chiamare e invocare, per non fare in modo che, come sono abituati i commedianti, cerchiamo di ottenere l'acqua da libero, il vino dalle divinità delle acque (dalle ninfe)".
(By Maria D. )

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