Il perfetto oratore (Versione latino da Quintiliano)

Historia quoque alere oratorem quodam uberi iucundoque suco potest; verum et ipsa sic legenda est ut sciamus plerasque eius virtutes oratori vitandas esse....

Anche la storia può far crescere l'oratore con un certo vigore abbondante e piacevole; e veramente bisogna leggere questa stessa per conoscere parecchie virtù di questa che l'oratore dovrebbe evitare (che dovrebbero essere evitate dall'oratore).

È infatti molto vicina ai poeti, e viene scritta per raccontare, non per dimostrare, e l'intera opera è composta non per l'azione della cosa e lo scontro presente, ma per la memoria della posterità e la fama dell'ingegno: e perciò evita la noia del narrare con parole libere ed immagini più licenziose.

Pertanto, come ho detto, né quella brevità sallustiana, rispetto a cui niente può essere più perfetto presso le orecchie libere ed erudite, presso un giudice immerso in svariati pensieri e più frequentemente incolto dev'essere captata da noi; e né quella soave abbondanza di Livio insegnerà sufficientemente a colui che cerca non la forma dell'esposizione ma la fiducia.

Aggiungi che M.Tullio reputò utili all'oratore neppure Tucitide e Senofonte, sebbene reputasse che il primo cantò il bellico, che con la bocca dell'altro parlarono le muse.

Versione tratta da Quintiliano

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