L'aquila e la cornacchia
Inizio: Fabella docet: contra vim nullus homo satis munitus est. Si vero vafer consiliator consilium suum praestat, vis et calliditas ... Fine: Aquila callido consilio paret et cum cornice, vafra adiutrice , dapem dividit. Sic testudo, tuta naturae munere, robori et calliditati succumbit.
Contro i potenti nessuno è protetto a sufficienza; se poi si aggiunge un consigliere malefico, forza e perversità unite sono causa di gravi danni.
L'aquila aveva catturato una tartaruga ma il misero animale aveva nascosto il corpo nella sua casa di corno non e non poteva essere lesa in alcun modo. Giunse in seguito la cornacchia, e disse alla regina degli uccelli:
"È certo una preda bella grassa quella che hai arraffato con gli artigli; ma ti stancherà il suo notevole peso. Di darò il consiglio opportuno se mi prometterai parte della preda." Dopo che l'aquila ebbe fatto la cornacchia socia del delitto, le svelò il suo disegno malvagio: "Lascia cadere la tartaruga su di una roccia: essa si fracasserà la dura corazza ed avremo facilmente cibo in abbondanza." L'aquila ubbidì al furbo insegnamento e divise il banchetto con la cornacchia, scaltra aiutante.
Così la tartaruga, sebbene fosse protetta per dono di natura, soccombette ali forza unita alla furbizia.
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