L'ira di Achille

Ubi Agamemnon, summus Graecorum dux, Achilli, Thetidis et Pelei fìlio, puellam captivam abduxit, ardenti ira exarsit animus Pelidis et haec ira causa gravium calamitatum Graecis fuit....

Quando Agamennone, potentissimo comandante dei greci, portò via ad Achille una fanciulla prigioniera, ardendo dall'ira l'animo del Pelide si infiammò e questa ira fu causa di gravi sciagure per i greci.

Infatti proprio per il torto di Agamennone, Achille trascorreva il tempo inoperoso nella sua tenda e non compariva nel combattimento contro i nemici. Intanto Ettore figlio del re Priamo, il quale superava tutti i troiani per coraggio, in parecchi combattimenti faceva una spietata strage di uomini greci.

Allora Patroclo, che era amico di Achille prese l'arma (la spada) dell'amico e combatté contro Ettore con grande forza. Tuttavia il coraggio di Patroclo non prevalse contro il vigore fisico del nemico, poiché Ettore uccise l'audace adolescente/ragazzo e sottrasse l'arma (la spada) di Achille.

A causa della morte dell'amico il Pelide fu invaso da violenta ira e da dolore. Allora con nuove armi sfidò Ettore ad un singolare combattimento e lo uccise ed il suo corpo deformato, dal sangue e dalle ferite, trascinò più volte intorno alle mura della città davanti agli occhi del misero padre.

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