L'uomo che curò un leone (II)
Ibi Androclus rem mirificam narrat atque admirandam. «Provinciam - inquit - Africam proconsulari imperio meus dominus obtinuit; ego ibi...
Da allora Androclo racconta un fatto straordinario e stupefacente "Il mio padrone ha ottenuto il comando - disse - dell'Africa proconsolare; io lì fui obbligato alla fuga dalle sue quotidiane ed ingiuste bastonate e mi sono rifugiato nei campi e nelle sabbie del deserto.
Allora mentre il sole era al massimo violento e bruciante mi imbatto in una spelonca lontana e colma di nascondigli, vi entro e mi nascondo. Dopo non molto giunge nella spelonca questo leone, mentre emetteva un gemito facendo vedere una zampa insanguinata. E disse che in un primo momento fu spaventato vedendo l'arrivo del leone e che il suo animo fu pieno di terrore." Ma dopo che fece ingresso - disse - il leone nella spelonca, mi scorge, placido e mansueto mi si avvicina, mi mostra e mi porge la zampa.
Allora io estraggo dalla pianta della sua zampa un'enorme spina infilata e medico la ferita. Allora, sollevato dalla mia cura si sdraiò e si addormentò, e da quel giorno per un triennio intero io ed il leone vivemmo nella stessa spelonca. Ma io, vinto dalla noia di una vita selvaggia, ho lasciato la grotta e scoperto dai soldati sono stato catturato e riportato al mio padrone a Roma dall'Africa. Sono stato subito condannato ad essere sbranato dalle fiere.
Ora comprendo che il leone, anche lui catturato, mi ha restituito ora il piacere del beneficio e della cura". Apione tramandò che Androclo fu liberato e prosciolto dalla condanna e che il leone gli fu donato per suffragio del popolo. "Dopo - disse - vedevamo Androclo ed il leone, legato con un sottile guinzaglio, camminare per tutta la città intorno alle taverne, e che ad Androclo veniva donato denaro, ed il leone veniva cosparso di fiori".
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Versione tratta da Gellio
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