La dinastia Flavia al potere: Vespasiano e Tito
Dein coniurationum multas scelere inulto abscedere patiebatur, comiter stultitiae coarguens qui ignorarent quanta moles molestiaque imperio inesset....
Poi rinvendicata la scelleratezza sopportava di allontanare molte cose delle congiure incolpando affabilmente di stoltezza coloro che ignoravano quanta mole e quanta molestia ci fosse nell'impero.
Nello stesso tempo dedito alle pratiche divine (di cui era venuto a sapere cose vere), aveva fiducia che i successori sarebbero stati i figli Tito e Domiziano. Il Campidoglio di Roma, che ho ricordato sopra, che bruciava, i templi della Pace, i monumenti di Claudio, la tanta forza dell'anfiteatro, e molte altre cose e il foro furono intrapresi o piuttosto conclusi.
In quel momento stentavo a credere il fatto che ancora per tutte le terre, dove c'è il diritto romano, le città furono rinnovate secondo un egregio culto e le vie furono protette con le massime risorse. Tante e tante di queste cose completate brevemente collaudarono la prudenza più che l'avarizia del potere. E il Re dei Parti Vologeso fu costretto alla pace; anche i Giudei furono aggiunti, appoggiando il figlio Tito. Del resto Tito, dopo che raggiunse l'impero, quanto incredibile superò, colui che imitava, soprattutto nelle lettere, nella clemenza e nelle funzioni.
Così dopo due anni e quasi nove mesi completata l'opera dell'anfiteatro, si suicidò con il veleno.
(By Maria D. )
Versione tratta da Aurelio Vittore, Liber de Caesaribus
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