La favola del cavallo e dell'asino

Olim equus, freno ex auro sellaque pretiosa superbus, in angusta via asinum lassum magnisque sarcinis onustum vidit et superbis verbis asino imperavit ut recederet et viam daret....

Una volta un cavallo, superbo per il morso d'oro e la preziosa sella, vide in una via stretta, un asino estenuato ed appesantito da grandi carichi ed ordinò all'asino con parole superbe di retrocedere e fargli strada (lett. dargli la via). Aggiunse anche così:

"Io sono un cavallo aristocratico, tu sei un asino miserabile"! Il povero asinello si ritirò senza indugio e stette zitto (anche "tacque"), ma invocò la vendetta degli dei sul superbo cavallo.

Dopo pochi anni il padrone  mandò in una fattoria (villam rusticam) il cavallo ormai debilitato ed infermo. Qui l'asino vide nel fango il cavallo appesantito e sporco e biasimò con aspre parole la sua antica superbia: "Dove sono, amico (vocativo), i tuoi preziosi ornamenti? Ora trascorri la vita afflitto e malato a causa della squallida indifferenza del padrone e dei servi". Questa favoletta ci  impartisce questo insegnamento: quando i superbi disprezzano gli sciagurati, senza alcun dubbio temeranno la  loro fortuna.

La fortuna infatti è oscura ed incostante: a ciascuno il suo! (Traduzione by Anna Maria Di Leo)

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