La leggenda di Eco e Narciso

Nympha Echo, cuius pulchritudo omnium deorum gratiam ei conciliabat, deae Iunoni autem invisa erat, quia nympha, iuvenis et laeta, canĕre...

La Ninfa Eco, la bellezza della quale le rendeva benevolo il favore di tutti gli dei, era invece invidiata dalla dea Giunone, poiché la giovane ninfa amava cantare lieta e i monti e i boschi risuonavano sempre con la sua voce soave; per questo motivo, Giunone spinta dall'invidia le addormentò la lingua.

Quindi Eco non era né sorda né muta, ma ogni volta che sentiva una parola e la voleva ripetere, poteva pronunciare solo l'ultima sillaba di quella. Per questo motivo, Narciso, giovane cacciatore, che una volta amava la bella ninfa, dopo, a causa di quel difetto della voce (os, oris) iniziò a disprezzarla ed infine l'abbandonò.

Allora la povera Eco, spinta alla disperazione si ritirò in una grotta, nella quale morì dal dolore: le sue ossa furono tramutate in sassi e solo la voce non cessò di ripetere l'ultima sillaba delle parole. Ma anche Narciso fu punito dagli dei, poiché non era stato compassionevole verso la povera ninfa.

Infatti egli, che amava solo la sua bella immagine ed osservava continuamente il suo volto nell'acqua delle fonti e dei fiumi, una volta, cercando di prende la sua immagine, che era riflessa nella fonte, cadde e morì: il suo corpo fu trasformato da Giove in un fiore, che da lui è chiamato Narciso. (traduzione di Anna Maria Di Leo)

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