L'ironia di Socrate
Alcibiaden vero ceterosque adulescentes genere aut forma aut opibus feroces quo pacto appellare atque adfari solebat?...
In che maniera in realtà era abituato a parlare e a rivolgersi ad Alcibiade e a tutti gli altri adolescenti fieri per genere o per bellezza o per le ricchezze? Richiamando aspramente alla memoria, quelle cose che avevano abbandonato, o forse accusandodolcemente? Certamente a Socrate non mancava la severità o la forza, per quanto il cinico Diogene s'incrudeliva con il popolo; ma senza dubbio egli si rese conto che alcuni ingegni degli uomini e particolarmente degli adolescenti potevano essere più facilmente mitigati con un parlare mite ed affabile che essere arginati con un parlare energico e violento.
Pertanto non attaccava gli errori degli adolescenti con gli arieti e macchine da guerra, ma attraverso condotti sotterranei, e gli ascoltatori non si allontanavano mai da lui lacerati ma talvoltastimolati. È una categoria di uomini per indole indomita verso gl’inseguitori, cara verso i lusingatori.
Per tale ragione ci abbandoniamo alle parole concesse per compiacenza più facilmente, di quanto siamo distolti da quelle violente, e per correggere promuoviamo più suggerimenti che litigi. Così assecondiamo l’affabilità degli ammonitori, ci opponiamo al rigore dei castigatori.
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