Lucio Emilio Paolo e il vinto Perseo
Pullo amictu cum filio Perseus ingressus est castra, nullo suorum alio comite....
Con un mantello scuro, Perseo entrò nell'accampamento con il figlio e nessun altro dei suoi compagni.
Non poteva avanzare a causa di una moltitudine che accorreva allo spettacolo, fino a quando furono mandati dal console degli ufficiali, affinché, allontanata la folla, facessero accesso alla tenda del comandante. Il console si alzò e avanzò e allungò la mano destra un poco al re che entrava ( introeo participio dativo) e (Perseo) si presentò abbassandosi ai piedi ed egli lo sollevò e non permise che gli abbracciasse le ginocchia ed entrato nella tenda gli ordinò di sedere in consiglio di fronte agli avvocati. La prima domanda fu quale ingiuria lo aveva spinto a sostenere con tanto animo ostile una guerra contro il popolo romano da ridurre allo stremo se stesso e il suo regno.
Mentre tutti attendevano una risposta egli piangeva, tenendo a lungo gli occhi fissi a terra, allora il console [chiese] di nuovo: "Se tu avessi ereditato il regno da giovane, sarebbe per me minor motivo di meraviglia il fatto che tu abbia ignorato quanto il popolo romano sia un nemico pericoloso, ora in vero poiché tu hai partecipato anche alla guerra di tuo padre che ha condotto contro di noi e, dopo alla pace, poiché ricordavi che noi la mantenemmo con assoluta lealtà nei suoi confronti, quale fu il disegno che ti ha potuto spingere a preferire la guerra alla pace con coloro di cui avevi sperimentato tanto la forza in guerra quanto la lealtà durante la pace? Comunque siano accaduti questi eventi, indotti da un errore umano o dal caso o dallo stato di necessità, cerca di essere sereno.
la nota clemenza del popolo romano non ti offre in nessun modo la speranza per le difficoltà dei molti re e popoli, ma per poco una certa fiducia di salvezza."
Traduzione tratta da Livio
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