L'uccisione di Cesare - VERSIONE latino e traduzione

L'uccisione di Cesare
(officina latinitatis n. 113 pag. 127)
Caesar cum Romam ab Aegypto regressus esset et quarto consul creatus esset ... tribus et viginti vulneribus confossus est.

Essendo Cesare tornato a Roma dall’Egitto e essendo eletto console per la quarta volta sviato partì verso la Spagna contro i figli di Pompeo Cneio Pompeo e Sesto Pomponio i quali avevano preparato una grande guerra.

Ci furono molte battaglie, l’ultima presso la città di Munda nella quale Cesare fu quasi sconfitto cosicché perse quasi quasi ogni speranza circa la sua sorte. Tuttavia vinse in estremo quando avendo richiamato i suoi dalla fuga. Il più grande dei figli di Pompeo fu ucciso, il più piccolo fuggì.

In seguito Cesare essendo state risolte tutte le guerre in ogni parte del mondo ritornò a Roma. Qui incominciò a comportarsi più arrogantemente e contro l’abitudine della libertà di roma. Perciò non ubbidendo al senato e con atti da re e addirittura facendo quasi cose tiranniche, fu fatta una congiura contro di lui dai 60 senatori e cavalieri romani.

Furono principali tra i congiurati Bruti dalla famiglia di quel bruto che era stato il primo console di roma Gaio cassio e Servilio casca. E dal quale i re erano stati espulsi. Perciò Cesare essendo giunto in senato nelle idi di marzo e le tribù fu trafitto da 23 colpi.

Da vari libri

Coniurati, cum Caesarem interficere statuissent, ante Pompeii statuam in curia eum exspectaverunt.

Cum autem dictator in curiam intravisset, processerunt contra eum Cimber Tillius et Casca, qui sica gulam eius percussit. Tunc alii coniurati accurrerunt cum gladiis et sicis. Cum inter eos etiam Brutum vidisset, quem tamquam filium amabat, gemuit Caesar: <...> et statim caput suum toga velavit nec plagis restitit.

Diu apud Pompei statuam mortuus iacuit, donec Antonius cum militibus armatis supervenit. Corpus eius deicere in Tiberim statuerant coniurati, sed, cum armatos milites vidissent, vehementer timuerunt et diffugerunt. Tum Antonius corpus Caesaris in Rostra vexit lectica et Rostris vehementissima orationem habuit ante populum, in qua summis luadibus Caesarem extulit.

Recitavit etiam magna voce testamentum eius, quo bona sua populo Romano legabat. Romani postea eum in numero deum posuerunt et diem, quo coniurati eum necaverant, diem parricidii appellavere.

I congiurati, preso partito di assassinare Cesare, lo attesero in Curia, davanti alla statua di Pompeo.

Così, non appena il dittatore fece il suo ingresso nella Curia, gli andarono incontro Cimbro Tullio e Casca, il quale colpì la sua gola con un pugnale. Allora, accorsero gli altri congiurati, con spade e pugnali. Avendo scorto, tra di loro, anche Bruto, che egli amava alla stregua di un figlio, Cesare pronunciò, gemendo "Anche tu, Bruto, figlio mio" e subito si coprì il capo con la toga e non oppose resistenza alle pugnalate.

Il suo cadavere giacque a lungo riverso vicino la statua di Pompeo, fino a che non giunse Antonio, con dei soldati armati. I congiurati avevano disposto di gettare il cadavere di Cesare nel Tevere, ma alla vista di soldati armati furono presi da una grossa paura e si diedero alla fuga. Allora, Antonio fece traslare il corpo di Cesare, su una portantina, ai Rostri e ai Rostri pronunciò davanti al popolo un discorso molto pugnace, nel quale esaltò Cesare, ricoprendolo di somme lodi.

poi tenne una violentissima orazione davanti al popolo e lesse a gran voce il suo testamento nel quale donava i suoi beni al popolo romano, I Romani in seguito posero Cesare nel numero degli dei e lo venerarono.

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