Verre e il candelabro di Antioco

Candelabrum, quod e gemmis clarissimis opere mirabili perfectum erat,

Antioco a Roma aveva portato un candelabro, che era stato realizzato con l'ammirevole opera di luminosissime gemme, per porlo in Campidoglio.

Ma avendo scoperto che il tempio non era stato ancora completato, decise di riportarlo con lui in Siria. La notizia giunse alle orecchie di Verre, che pregò il re con molte parole di inviare il candelabro presso di lui; disse che desiderava osservarlo. Antioco, essendo di animo puerile e magnifico, non sospettò nulla in merito alla disonestà di costui; ordinò ai suoi servi di portare il più segretamente possibile il candelabro nel pretorio.

Dopo che lo portarono in quel luogo, costui iniziò a gridare che l'oggetto era degno del regno di Siria, degno di un dono regale, degno del Campidoglio. Ed infatti era in un tale splendore, in una così varietà di opere, in una tale grandezza che si poteva comprendere che il tempio era stato realizzato non per l'apparato degli uomini, ma per l'abbellimento di un tempio così grande. Quando sembrava che Verre avessse osservato già abbastanza i servi del re iniziarono a portare via il candelabro per riportarlo indietro.

Ma costui disse di volerlo ancora e ancora esaminare; aggiunse di non essere appagato in alcun modo; ordinò (presente storico) a quelli di allontanarsi e di lasciare il candelabro. Così quelli fecero ritorno presso Antioco a mani vuote.
(By Maria D. )

Versione tratta da Cicerone

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