La morte di Polemarco

Πολεμάρχῳ δὲ παρήγγειλαν οἱ τριάκοντα τοὐπ᾽ ἐκείνων εἰθισμένον παράγγελμα, πίνειν κώνειον, πρὶν τὴν αἰτίαν εἰπεῖν δι᾽ ἥντινα ἔμελλεν ἀποθανεῖσθαι: οὕτω πολλοῦ ἐδέησε κριθῆναι καὶ ἀπολογήσασθαι....

A Polemarco, invece, i Trenta imposero di bere la cicuta prima di notificargli il reato per il quale stava per morire.

Così, fu tanto lontano dall’essere giudicato e dal potersi difendere. E dopo ne venne trasportato fuori morto; sebbene avessimo tre case, non permisero di trasportarlo fuori da alcuna ma, affittata una topaia, ve lo deposero. E sebbene possedesse molte vesti, non ne richiesero alcuna per la sepoltura ma, degli amici, uno procurò una veste, un altro un guanciale, un altro, infine, ciò che si trovava per la sua sepoltura.

E sebbene si prendessero settecento scudi dei nostri e tanto argento e oro e bronzo e gioielli e vesti femminili quante mai avrebbero pensato di procurarsi, e centoventi schiavi, di cui si presero i migliori, i restanti li inviarono al Tesoro Pubblico, giunsero a tale avarizia e avidità e misero in mostra la loro indole:

infatti Melobio, non appena entrò in casa, strappò dalle orecchie della moglie di Polemarco gli orecchini d’oro che portava.

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