Catilina tenta la sorte della guerra

Postquam in castra nuntius pervenit, Romae coniurationem patefactam, de Lentulo et Cethego ceterisque, quos supra memoravi, supplicium...

Dopo che nell'accampamento arrivò la notizia che a Roma la congiura era stata scoperta, e del supplizio inflitto a Lentulo, a Cetego e agli altri che ho ricordato sopra, la maggior parte, che la speranza di saccheggi o il desiderio di una rivoluzione aveva indotto alla guerra, si disperde;

Catilina sposta i restanti, attraverso montagne impervie, e a marce forzate, nel territorio di Pistoia, con il proposito di rifugiarsi di nascosto, per vie traverse, nella Gallia Transalpina. Ma Q. Metello Celere presiedeva nel territorio Piceno con tre legioni, pensando che, per la difficoltà delle circostanze, Catilina meditasse proprio il piano che abbiamo menzionato prima.

Dunque, come apprese il suo itinerario dai disertori, tolse prontamente l'accampamento, e si appostò proprio sotto le pendici dei monti per dove egli doveva discendere se si dirigeva verso la Gallia. E neppure Antonio era lontano, poiché era pronto a inseguire il nemico in fuga, con un grande esercito, veloce perché marciava su territori più pianeggianti.

Ma Catilina, dopo che vide (presente storico) se stesso accerchiato dai monti e dalle truppe dei nemici, nella città la sorte avversa e nessuna speranza né di fuga, né di aiuto, stimando che il meglio che si potesse fare in una siffatta circostanza fosse tentare la sorte in guerra, decise di scontrarsi quanto prima con Antonio.

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