In passato i romani coltivavano la virtù
Inizio: Fortuna in omni re dominatur; ea res cunctas ex lubidine Fine: divitiaeque, oneri miseriaeque fuere.
La sorte domina in ogni situazione (in ogni cosa); essa celebra o oscura tutte le cose più in base al suo capriccio che (in base) alla verità.
Le gesta degli Ateniesi, come io penso, furono molto importanti e di grande lustro, ma alquanto meno rilevanti di quanto siano tramandate dalla fama. Ma, le gesta degli Ateniesi vengono celebrate magnificamente per tutto il mondo, poiché le grandi menti degli scrittori vengono da qui. Ma, mai fu abbondante quella (la fortuna) nel popolo romano, poiché i più assennati erano anche i più attivi e non si praticava l’ingegno senza il corpo, i migliori agivano piuttosto che parlare, preferivano far celebrare rettamente agli altri leloro (imprese), piuttosto che narrare (quelle) degli altri.
I buoni costumi erano quindi coltivati in casa e nel servizio militare; c'era il massimo di concordia, il minimo di egoismo; per loro il diritto ed il bene avevano valore più per disposizione naturale che per le leggi. Erano magnifici nei sacrifici agli dei, parchi in casa, affidabili verso gli amici. Curavano queste due arti, l'audacia in guerra, l'equità quando sopraggiungeva la pace, sé stessi e lo stato. Ma quando con l'operosità e la giustizia lo stato crebbe, domati i re con una grande guerra, fiere nazioni e popoli numerosissimi sottomessi con la forza, Cartagine emula dell'impero Romano perì dalle fondamenta, si spalancavano tutti i mari e la terra, la fortuna iniziò ad accanirsi ed a rimescolare tutte le cose.
Coloro che avevano sopportato con facilità fatiche, pericoli, incertezze e difficoltà ebbero accidia e ricchezze ed il peso della miseria.
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