L'incendio di Lione (Versione latino seneca)

L'incendio di Lione Autore: Seneca Optime n. 4 pag. 373

Liberalis noster nunc tristis est cum nuntiatum esset incendium quo Lugdunensis colonia exusta est....

Il nostro Liberale adesso è triste perché è stato comunicato l'incendio per il quale la colonia lugdinese (=di Lione) è stata incendiata.

Questa disgrazia potrebbe smuovere (l'animo di) chiunque, nonché (quello di) un uomo affezionatissimo alla sua patria. L'incendio ha distrutto molte città, (ma) non (ne) ha distrutta nessuna dalle fondamenta. Infatti anche dove è stato spinto il fuoco sulle abitazioni da una forza avversa, ha risparmiato numerose regioni, e sebbene è alimentato spesso, tuttavia incendia tutto raramente, tanto da non lasciare nulla in ferro.

Il tumulto delle terre fu talvolta tanto grave e anche quasi dannoso, che mette sottosopra tutte le roccaforti. Infine l'incendio non avampò mai in modo tanto minaccioso come in altre città, tanto da non superare per nulla nessun altro incendio.

Con un magnifico lavoro, tanto che per una volta le città avevano potuto ciascuna rifiorire, di notte si calmò, e cadde in una pace tanto grande che neanche una guerra può essere temuta.

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